Paesaggio
della Valle dell’Arno
1473, Tecnica mista su carta, 19,5x28,5 cm.
Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe.
Il foglio è di
importanza considerevole: è il primo documento incontestato della attività dell’artista.
La scritta è speculare, secondo il suo uso, e la scrittura non è
umanistico-corsiva, ma mercantesca.
Non è data
informazione del luogo, riferibile certamente alla Valle dell’Arno.
Prospettiva aerea
Leonardo si riallaccia alle esperienze della prospettiva
geometrico-lineare della tradizione fiorentina, specialmente per le
architetture e per il paesaggio urbanizzato, ma sviluppa una nuova prospettiva
aerea per il paesaggio naturale, come quella propria per la pittura nordica,
che tiene conto delle gradazioni di colore e della luce, determinate dalla
profondità spaziale. L’occhio di chi guarda si sposta all’interno della
rappresentazione e coglie anche certe variazioni che il mezzo atmosferico
produce nella realtà. Non c’è per lui visione di oggetti o di paesaggi che non
tenga conto della presenza dell’atmosfera e delle variazioni della luce, che si
intensifica e diminuisce con paesaggi che conferiscono plasticità agli oggetti
e creano lontananze. Piuttosto che a costruire prospettive, il grande artista
mira a creare illusioni prospettiche.
Paesaggio della Valle dell’Arno
Poco più che ventenne, da poco immatricolato come pittore, Leonardo continua a frequentare
la bottega del Verrocchio, come dimostra il suo impegno nella stesura del Battesimo di Cristo (1473-1476). Proprio
la rappresentazione del paesaggio (si veda quello dipinto sopra i due angeli
del Battesimo) doveva essere stata
argomento di discussione tra gli artisti che frequentavano la bottega, tra i
quali Sandro Botticelli. In questo disegno del 1473 Leonardo studia la
rappresentazione di un paesaggio fluviale con poggi rocciosi in primo piano e
campi aperti in lontananza. Dal poggio rappresentato in basso a destra l’occhio
corre verso l’alto dove le rocce si dispongono in semicerchio, coperte di
alberi e cespugli; torniamo poi giù con il tuffo della cascata, le cui acque si
gettano nell’ansa del fiume che prosegue il suo corso, sovrastato a sinistra da
un picco roccioso su cui si erge un castello. Qui la vista si proietta in una
nuova direzione, più lontana, secondo le linee indicate dalle divisioni dei
campi che ci guidano, alcune decisamente a sinistra, altre più verso il centro.
In lontananza, sulla destra, l’orizzonte si chiude su varie colline tracciate
con segno leggero.
Ciò che spesso unisce i geni è la ricorsività. Il moltiplicarsi dell’immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli è una tipica situazione ricorsiva. Effetto ottico che i geni, in vari modi, ricreano nelle loro opere. Situazione propizia dal punto di vista intellettuale ma pericolosa dal punto di vista psicologico. Leonardo che progettò una stanza degli specchi sembra essere stato un perfetto ambidestro, con una naturale scrittura speculare. La ricorsività, la specularità è legata all’intelligenza, e si ritrova nelle sue manifestazioni, sovente in quelle artistiche. Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, anche lui parzialmente ambidestro, ebbero un’intelligenza simile e simile fu anche il loro volto nella maturità. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. “Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo” . Grazie.
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