Questa
creatura ha corpo e testa di gallo, sormontata da una cresta squamosa rossa che
somiglia ad una corona, possiede inoltre grandi ali spinose e coda di serpente.
Il
basilisco nasce dall’uovo di un vecchio gallo di sette o quattordici anni,
deposto sul letame e covato da un rospo o da una rana.
Il
suo sguardo incenerisce, secca le piante e contamina le acque, il suo contatto e
anche il suo alito uccide gli arboscelli, brucia l’erba da tanto è velenoso.
Può
essere ucciso mettendolo davanti ad uno specchio sul quale può vedersi
riflesso, inoltre questo essere ha due nemici mortali le donnole, che però
morivano sempre anche se riuscivano ad ucciderlo, ed i galli, il cui canto gli
era letale.
Secondo
alcuni miti il basilisco nasce dal sangue di Medusa, decapitata da Perseo, che
cadde sulla terra di Libia. Ha poteri simili a quelli della gorgone della
mitologia greca.
Il Basilisco è l’essere favoloso del mondo dei
serpenti, un rettile leggendario carico di significati simbolici. Nel corso dei
secoli il basilisco, che significa "piccolo re", si modifica fino
alla bruttezza e all’orrore, e adesso se ne sta perdendo il ricordo. Scrive Plinio: "E’ un drago che ha sulla
testa una corona d’oro, grandi ali spinose, una coda di serpente, che termina
con la testa di un gallo. Il suo fiato avvizzisce la frutta. Il suo sputo
brucia e corrode. Il suo sguardo spacca le pietre. L’odore della donnola lo
uccide.
Altra arma contro di lui è lo specchio: il
basilisco è fulminato dalla sua propria immagine. E’ l’idea del maligno che lo
morde". Il basilisco, sempre secondo Plinio che ne ha parlato a lungo è un
serpente lungo solo dodici dita che ha una macchia bianca sulla testa, a forma
di diadema.
"Il suo sibilo fa fuggire i serpenti: non striscia sinuosamente come gli altri rettili, ma avanza, col corpo eretto a metà.” Per Pietro il Piccardo, che scrisse nel medioevo, il basilisco non poteva essere altri che il diavolo, e così la pensava la maggior parte degli scrittori del suo tempo.
"Il suo sibilo fa fuggire i serpenti: non striscia sinuosamente come gli altri rettili, ma avanza, col corpo eretto a metà.” Per Pietro il Piccardo, che scrisse nel medioevo, il basilisco non poteva essere altri che il diavolo, e così la pensava la maggior parte degli scrittori del suo tempo.
In molte cattedrali romaniche e gotiche, esso
sta a rappresentare alternativamente il diavolo e il peccato.
In Italia centrale, tra la Toscana , l'Umbria e l'alto
Lazio, è diffusa nelle campagne la tradizione del "Serpente Regolo",
anch'esso "piccolo re", serpente pernicioso e vendicativo, dalla
testa grande come quella di un bambino, abitante fossi, campi, rovine e
foreste.
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