martedì 15 gennaio 2013

Basilisco


Questa creatura ha corpo e testa di gallo, sormontata da una cresta squamosa rossa che somiglia ad una corona, possiede inoltre grandi ali spinose e coda di serpente.
Il basilisco nasce dall’uovo di un vecchio gallo di sette o quattordici anni, deposto sul letame e covato da un rospo o da una rana.


Il suo sguardo incenerisce, secca le piante e contamina le acque, il suo contatto e anche il suo alito uccide gli arboscelli, brucia l’erba da tanto è velenoso.
Può essere ucciso mettendolo davanti ad uno specchio sul quale può vedersi riflesso, inoltre questo essere ha due nemici mortali le donnole, che però morivano sempre anche se riuscivano ad ucciderlo, ed i galli, il cui canto gli era letale.
Secondo alcuni miti il basilisco nasce dal sangue di Medusa, decapitata da Perseo, che cadde sulla terra di Libia. Ha poteri simili a quelli della gorgone della mitologia greca.
Il Basilisco è l’essere favoloso del mondo dei serpenti, un rettile leggendario carico di significati simbolici. Nel corso dei secoli il basilisco, che significa "piccolo re", si modifica fino alla bruttezza e all’orrore, e adesso se ne sta perdendo il ricordo.  Scrive Plinio: "E’ un drago che ha sulla testa una corona d’oro, grandi ali spinose, una coda di serpente, che termina con la testa di un gallo. Il suo fiato avvizzisce la frutta. Il suo sputo brucia e corrode. Il suo sguardo spacca le pietre. L’odore della donnola lo uccide.
Altra arma contro di lui è lo specchio: il basilisco è fulminato dalla sua propria immagine. E’ l’idea del maligno che lo morde". Il basilisco, sempre secondo Plinio che ne ha parlato a lungo è un serpente lungo solo dodici dita che ha una macchia bianca sulla testa, a forma di diadema.
"Il suo sibilo fa fuggire i serpenti: non striscia sinuosamente come gli altri rettili, ma avanza, col corpo eretto a metà.” Per Pietro il Piccardo, che scrisse nel medioevo, il basilisco non poteva essere altri che il diavolo, e così la pensava la maggior parte degli scrittori del suo tempo.
In molte cattedrali romaniche e gotiche, esso sta a rappresentare alternativamente il diavolo e il peccato.
In Italia centrale, tra la Toscana, l'Umbria e l'alto Lazio, è diffusa nelle campagne la tradizione del "Serpente Regolo", anch'esso "piccolo re", serpente pernicioso e vendicativo, dalla testa grande come quella di un bambino, abitante fossi, campi, rovine e foreste.

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