venerdì 11 gennaio 2013

Cappello


Dal latino cappellus
La concentrazione dell’energia spirituale
Proteggendo la testa, e riproducendo la volta celeste, il cappello, secondo le diverse tradizioni, deve essere tolto o, al contrario, tenuto sulla testa nei luoghi sacri, per permettere la penetrazione dell’energia spirituale o come segno distintivo dell’appartenenza religiosa. A eccezione del dio scandinavo Odino, che, quando viene rappresentato come un viandante, porta un cappello a larghe tese o di Ermes, dio greco che calza un copricapo alato, le divinità sono spesso rappresentate a testa scoperta, traduzione visiva del loro irraggiamento spirituale che non può essere contenuto e che si riversa generosamente sul mondo. Talune divinità portano un casco, simbolo di protezione o di potere magico, ma la maggioranza ha in capo una corona, segno della loro sovranità assoluta. Nella lettura psicoanalitica, il cappello riveste un significato sessuale, specialmente nei sogni. Dato che ricopre la testa, è paragonato al preservativo e fa allusione al desiderio di non riprodursi.

l Potere di Guarigione degli Angeli

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‘NT’A* SCURATA


‘U Jornu bucca e pasrhi ‘na fumata;
vaiu mi m’addunu e già si fici sira.
Aiva an ‘dea mill’e ‘na pinzata,
non ci barava a comu ‘a rrota gira…

Ora ch’i botta sugnu nt’a scurata
mi sentu com’on fissa a candileri…:
girìa e bota, sbatti e no’ risciata
e restu sempri, r’a nchianata, o’ peri.

Chi ca… gghiu cumbinai nt’a me’ jurnata,
si mancu mi pigghiai ‘na ura ‘i jocu?!:
‘i tanti hjuri e frutta prilibata

Mi pasrhi scagghiu mi ndi cogghiu un pocu!...
Aund’è ch’è notti e cala la nigghiata,
cu nd’eppi nd’eppi e pigghiattilla… addhocu!

(Francesco Chirico)

“bucca” = pende, cala
“m’addunu” = mi acorgo, vado a vedere
“a candileri” = modo di dire, vale: come citrullo; lett. dritto in piedi come un palo o, appunto, come un candeliere
“Mi pasrhi scagghiu” = sono stato timido; ho mancato di abilità
“la nigghiata” = le ombre; lett. la nebbia, la foschia

*”Nt’a” – grafema semplificato per corrispondere al fonema in uso corrente; più correttamente si dovrebbe scrivere “n-t-‘a” composto da (i)n –t-(l)a con apocope di (i) ed (l) e inserimento della (t) eufonica.


ALL’IMBRUNIRE

Il giorno langue e sfuggì rapido. / All’improvviso mi accorgo che s’è fatta sera. / Avevo in mente mille idee e non badavo al tempo che sfugge… / Ora che d’un colpo mi trovo al crepuscolo / mi sento stupìto come un citrullo… / Datti da fare e affannati senza posa… / e, in fin dei conti, eccomi sempre al punto di partenza. // Ma che ho combinato nella mia giornata, / anche se non mi son dato riposo?!: / di tanti fiori e frutta squisita // non ne ho saputo approfittare!... / Ecco che ormai sta per farsi notte e…/ chi ha avuto ha avuto, e tu… resta ormai a mani vuote!...

Yin e Yang


La cavalletta


A questa povera cavalletta manca una zampa :(

mercoledì 9 gennaio 2013

Le Fate


Fin dai tempi più antichi l’uomo ha sempre creduto nell’esistenza di creature magiche e fantastiche, dalla sua immaginazione, o forse perché esistono veramente, sono scaturiti tutta una serie di personaggi fantastici che hanno popolato favole, leggende, miti e i nostri sogni.
Noi crediamo fervidamente nell’esistenza di alcuni di loro, mentre per altri siamo un po’ scettiche… tuttavia lasciamo che il fantastico mondo della magia entri dentro noi e non ci lasci mai più!


Le fate sono esseri soprannaturali dotati di poteri magici singolari. Esse si prendono cura del Regno Vegetale nutrendo e sorvegliando la crescita delle piante, dei fiori, degli alberi. Tuttavia esistono diverse tipi di fate, come diverse sono le credenze a loro attribuite. Comunque, in linea generale, possiamo dire che esistono fate buone e fate cattive. Si nutrono di liquidi e grano e i loro corpi possono essere eterei, mezzi eterei o mezzi corporei o di nube condensata. Sono più facilmente visibili al crepuscolo.
Si dice che le fate abitino in un mondo chiamato “Brugh”, nel quale il tempo si muove diversamente rispetto al nostro. Infatti, pochi minuti di questo mondo corrispondono a cent’anni del nostro. È impossibile accedervi, ma, una volta ogni cento anni, si apre un varco in un luogo sconosciuto all’uomo, che rimane aperto per pochi minuti. Una volta entrati nel loro cerchio non c’è più via di uscita: non si esce vivi dal cerchio delle fate!
Secondo alcune tradizioni, le fate presenziano alla nascita degli uomini per conferire loro doni e influenzare la loro esistenza benevolmente o in modo negativo. Si dice anche che esse non abbiano sentimento e invidiano molto il genere umano.
Alcune credenze affermano che le fate siano anime sospese in un limbo, angeli caduti non abbastanza cattivi da finire all’inferno, o esseri di altri mondi o, addirittura, superstiti di un’era leggendaria antecedente alla nostra, in cui gli umani convivevano con loro.
Vedere le fate non è facile. Si dice che solo chi è predisposto, o con lo spirito puro come quello di un bambino, possa vederle. In generale, si dice che chi è veggente possa riuscire a vederle, o chi si cosparge gli occhi di un unguento a base di quadrifoglio tritato.
Nella tradizione Wicca esistono numerosi rituali per servirsi della magia delle fate, ma ci sono due modalità ben distinte per servirsi di loro: la prima è quella di chi è interessato alla correttezza storica e archeologica delle informazioni legate alle fate, la seconda è quella di chi guarda più all’aspetto mitico di queste creature. In ogni caso è sempre opportuno conoscere bene il tipo di fata che si invoca!
Come già menzionato in precedenza, non tutte le fate sono uguali. Esse variano in relazione al luogo di origine e, quindi, alle tradizioni e alle varie credenze popolari.
L’Irlanda è il paese delle fate per eccellenza! Le più conosciute sono:
  • Maab: regina delle fate e dea celtica;
  • Morrigan: temibile fata una e trina;
  • Banshee: fata della morte! Essa segue i cortei funebri. Tante più Banshee sono presenti e tanto più il defunto era importante. Pare che queste creature viaggiassero su una carrozza trainata da cavalli neri senza testa! Il grido delle Banshee è famoso: esso annuncia l’aprirsi della porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La Banshee è una messaggera dell’altro mondo: viene per annunciare la morte di qualcuno. La si può sentire mentre singhiozza vicino ad una casa, o negli ospedali quando la morte è vicina.
Secondo la tradizione russa le fate possono essere spiriti di antenati, esseri magici in sembianze femminili, guaritrici misteriose e potenti. Ma anche per i russi non sono tutte uguali. Le più conosciute sono:
  • Ayami: fata bellissima dalle proporzioni minute e diafana. È l’incarnazione femminile dello spirito di un antenato, qualunque fosse il suo sesso. Ayami è leggiadra, sorridente, gaia, ma anche molto seria nell’insegnare la propria arte magica. Il suo insegnamento più prezioso è la TERAPIA. Può accadere che l’Ayami si innamori di un suo discepolo, in questo caso si accoppia con lui e dà origine ad una stirpe con una grande predisposizione per tutto ciò che è soprannaturale.
  • Vily: è un essere magico che si mostra solo ad alcuni privilegiati. Molto spesso sono le donne ad avere questo onore e si dice che colei che la vede acquisisce un fascino irresistibile. Vily può essere buona o cattiva. Nel primo caso, il fascino che dona alla donna sarà positivo; nel secondo caso sarà un fascino “nero” che porterà gli uomini alla rovina. 

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martedì 8 gennaio 2013

Riposino...


Elements


Ricorda che...


Quello che viene scritto in fondo all’anima è difficile da cancellare… Un giorno ti svegli e incontri qualcuno che in qualche modo comincia a far parte della tua vita… Riscopri emozioni, sensazioni che avevi da tempo dimenticato. Vorresti fermarti a riflettere, ma è troppo forte l’emozione che provi e così ti lasci andare riscoprendoti ragazzino… Come per magia la tua vita ricomincia ad avere un senso… Ed il vuoto che sentivi dentro, pian pianino comincia a riempirsi… Pensi al futuro e non ti accorgi, invece, che sarebbe meglio godersi ogni singolo attimo, perché questo è unico e non tornerà più… Sai che questa è l’occasione che aspettavi… Non puoi fartela sfuggire, perché forse è l’unica che la vita ti concederà… Per essere felici, a volte, è necessario scendere a compromessi con se stessi… Non è facile, ma alla fine, è meglio vivere con un rimorso e non con un rimpianto!
Ricorda che…
Le emozioni sono i momenti più intensi della vita, quelli che danno sapore e senso ai nostri giorni… vivile!

domenica 6 gennaio 2013

GENNAIO


1 gennaio

Il giorno di Capodanno è da sempre considerato momento di auspici e di presagi. Si crede che tutto ciò che si fa in questo giorno influenzi la fortuna del nuovo anno.
Il mese di Gennaio deriva il suo nome dall’antico dio romano Giano, la divinità degli inizi e delle conclusioni.
Per i pagani era il mese delle fonti e delle acque sorgive, simbolo di rinascita spirituale oltre che materiale e di rigenerazione nel flusso del divenire.
Capodanno era sacro a Giove e a Giunone, equivalenti di Zeus ed Era.

2 gennaio

Nell’antico Egitto, si invocava la dea Iside, Madre della Luna e Vita del Nilo, per chiedere pace e prosperità. Per gli egizi Iside era il principio femminile della Natura, la dea dai mille nomi, venerata anche come <<la grande maga>> che proteggeva suo figlio Horus; per tale motivo si credeva che avrebbe protetto i bambini.

3 gennaio

Nell’Inghilterra elisabettiana il terzo giorno di gennaio era dedicato all’osservazione del tempo; si credeva che se il tempo era mite, lo si sarebbe scontato in seguito.

4 gennaio

Questo giorno è dedicato a Callisto, una ninfa del seguito di Artemide, amata da Zeus, dal quale ebbe un figlio di nome Arcade. Callisto venne poi trasformata in orso e, con le sembianze di tale animale, fu colpita da Artemide nella foresta; Zeus la trasformò nella costellazione dell’Orsa Maggiore.

5 gennaio

La notte della Befana è una festa che deriva da tradizioni magiche precristiane. La Befana rappresenta la madre primigenia, una figura femminile legata alla terra; il suo aspetto da vecchia sta a significare l’anno trascorso, pronto ad essere bruciato per poi <<rinascere>> come nuovo anno.

6 gennaio

In questo giorno, anticamente in Europa si raccoglieva la cenere del ceppo natalizio, che sparsa sui campi garantiva fertilità oppure veniva conservata per usi magici. Inoltre, soleva impastare dolci e dentro uno di questi veniva inserito un fagiolo; chiunque lo trovasse era eletto re di quel giorno.

7 gennaio

Ultimo quarto alle ore 11.39 il Sole sorge alle ore 7.48 e tramonta alle ore 16.54.
Gli orari riferiti alle previsioni astronomiche qui riportate (lunazioni, sorgere e tramontare del Sole) sono qui espressi in ora solare o in ora legale a seconda del periodo di riferimento. In poche parole, tali fenomeni sono visibili esattamente all’ora indicata dal vostro orologio.

8 gennaio

Temi, figlia di Urano e di Gea, e consigliera di Zeus, personificava la legge e l’ordine; proteggeva gli innocenti, puniva i colpevoli ed era considerata la dea della legge, della pace, della giustizia e della rettitudine. La dea recava una bilancia ed era presente a tutti i banchetti, le riunioni sociali e le cerimonie in cui si prestava giuramento.

9 gennaio

In questo giorno gli antichi romani onoravano Giana, il cui nome significa <<cielo luminoso, portatrice di luce>> e il suo consorte Giano, guardiano di tutti i passaggi rappresentato con due facce. Durante questa festa veniva offerto a Giano un ariete per riceverne protezione continua.

10 gennaio

Nell’Europa rurale il primo lunedì dopo il dodicesimo giorno successivo al Natale era il lunedì dell’Aratro, e benché fosse considerato l’inizio dell’anno agricolo, vi veniva svolto ben poco lavoro. Si decorava invece un aratro che veniva trascinato in giro per i campi e per le strade del villaggio, mentre coloro che lo portavano chiedevano denaro.

11 gennaio

In questo giorno nell’antica Roma si festeggiavano le Camene. La ninfa principale era Carmenta, il cui nome deriva da Carmen, <<canto magico>> che le fu dato poiché possedeva il dono della profezia. Protettrice della gravidanza e della nascita con le sue doti profetiche, prediceva il destino dei neonati.

12 gennaio

Nella Roma antica, i Compitalia si tenevano in onore dei Lari (divinità protettrici del focolare) e segnavano la fine dell’anno agricolo. Capitelli erano eretti in corrispondenza dei crocicchi (compita) dove si intersecavano tre o quattro fattorie; al capitello veniva appeso un vomere spezzato e posto un altare per il sacrificio.

13 gennaio

Colui che pratica l’Arte Magica è un mago o, meglio, un <<apprendista mago>>. Il tirocinio, infatti, è piuttosto lungo e richiede pazienza, perizia, coraggio, voglia di apprendere e tanta umiltà.
La Conoscenza Magica si apprende giorno dopo giorno.

14 gennaio

Tra gli amuleti diffusi in natura non si devono sottovalutare le qualità magiche delle piume, che vengono determinate dal colore. Quelle bianche servono a purificare, le verdi per denaro e crescita, quelle arancioni per il successo, le rosse per il coraggio, le rosa per l’amore, le grigie per la pace, le blu per la salute e la consapevolezza.

15 gennaio

Chi può diventare mago? Chiunque lo voglia, anche voi che adesso state leggendo queste note. Maghi si può nascere, ma lo si può anche diventare. Ciascuno ha il suo sentiero da percorrere: se la sua vera aspirazione è praticare la Magia, allora ecco che può percorrere quel sentiero.

16 gennaio

Per i romani la dea Concordia era lo spirito dell’armonia della comunità.
Veniva rappresentata in posizione seduta, tra le mani un ramo d’olivo e la cornucopia, oppure era raffigurata fra due membri della famiglia imperiale in carica nell’atto di agitare le mani.

17 gennaio

Nelle regioni dell’Inghilterra meridionale e occidentale dov’era diffusa la coltivazione delle mele, un tempo, numerosi gruppi di persone si radunavano di notte nei frutteti per cantare in onore degli alberi, bere alla loro salute e versare sidro sulle radici delle piante. Crostini di pane venivano inzuppati nel sidro e poi posti sui rami per gli uccelli tutelari.

18 gennaio

Fin dall’antichità l’incenso veniva utilizzato durante cerimonie magiche o religiose. Se ne parla già nel Libro dei Morti egizio e tibetano. Soprattutto l’olibano era tenuto in grande considerazione e rappresentava l’elemento più importante del rito dell’offertorio.

19 gennaio

Il Tarbh-Feis, o Profezia del Toro, era un rito praticato dai druidi per chiedere l’intercessione degli spiriti. In questa occasione veniva ucciso e scorticato un toro; uno dei druidi si avvolgeva nella pelle dell’animale dal lato insanguinato, stendendosi poi su un letto di graticci di sorbo rosso in attesa di messaggi o visioni profetiche.

20 gennaio

La vigilia di Sant’Agnese è dedicata agli innamorati. A una giovane, per sognare il futuro marito, basta digiunare e restare in silenzio tutto il giorno, senza lasciarsi baciare o dare baci. Bisogna che mangi (guscio compreso) un uovo sodo privato del tuorlo e riempito di sale. Per la notte, deve indossare la sua camicia più bella.

21 gennaio

Ogni volta che effettuate un rituale, abituatevi a visualizzare i vostri desideri; aiutatevi intonando un breve canto, oppure concentratevi intensamente su ciò che state facendo.
È un’abitudine che si acquista lavorando su se stessi giorno dopo giorno.

22 gennaio

Un santo ampiamente venerato nel Medioevo era San Vincenzo, noto per la sua dedizione ai poveri, ai disabili, ai diseredati.
Nell’antica Grecia invece questo giorno era dedicato ad Apollo, dio della luce, della medicina, della poesia e degli oracoli. Si credeva che indossare l’effigie portasse fortuna, luce e verità.

23 gennaio

Nell’antico Egitto questa data era riservata alla dea Hathor, che significa <<dimora di Horus>>. Hathor era patrona delle donne, della musica e della danza. Nei suoi templi ci si abbandonava all’ebbrezza e al divertimento. Oltre a essere la divinità della gioia e dell’amore, Hathor vegliava sui morti.

24 gennaio

Fu in questo periodo che San Paolo si convertì da persecutore a seguace della fede cristiana. A causa delle difficili condizioni atmosferiche esistenti in quel momento dell’anno, la vigilia di San Paolo divenne un momento di grande rilevanza, presagio del tempo per il resto dell’anno: <<Se il giorno di San Paolo limpido si rivela, in un anno felice senz’altro si spera>>.

25 gennaio

Sugli antichi calendari runici il 25 e il 26 gennaio erano dedicati al Disting, la Festa delle Disir, divinità scandinave di cui si sa ben poco tranne che erano associate alla morte. Grandi feste si tenevano in loro onore presso il tempio di Uppsala, in Svezia.

26 gennaio

Il pentagramma o stella a cinque punte, è un simbolo che viene utilizzato in magia come protezione. Oltre al simbolismo della mano, rappresenta anche il corpo umano. La parte superiore indica la testa, le punte di destra e di sinistra raffigurano le braccia, quelle inferiori le gambe.

27 gennaio

Ishtar, divinità tipicamente femminile nell’antica Babilonia, era considerata la <<Luce del Mondo>>. A lei si attribuiscono le doti dell’amore, sia sacro che profano. Ishtar è la personificazione divina del pianeta Venere. La fertilità e tutti gli aspetti della creazione erano di sua pertinenza.

28 gennaio

La visualizzazione magica è l’esercizio che permette di creare nella mente le immagini dell’obiettivo che si intende raggiungere. In campo magico la mente è considerata il fulcro centrale di tutta l’attività poiché è dalla mente che parte <<il potere>>, che è lo strumento per creare e modellare l’energia.

29 gennaio

Se le streghe hanno il libro delle ombre, i maghi hanno il libro del comando, un diario dove vanno trascritti rituali e operazioni magiche. All’inizio procuratevi un agenda o un quaderno abbastanza grande, esorcizzatelo con l’incenso e prendetene possesso dicendo: <<Questo è il mio libro del comando>>.

30 gennaio

Nell’antica Roma veniva celebrata la Pax Romana. Dedicate anche voi questo giorno alla Pace: accendete una candela rosa e visualizzate la persona con cui volete riappacificarvi e immaginatela avvolta da un alone dorato.

31 gennaio

Ecate è una delle incarnazioni più antiche della dea della Triplice Luna oggi venerata. Influisce su cielo, terra e sull’aldilà, dove controlla nascita, vita e morte; è inoltre apportatrice di visioni, magia e rigenerazione. Il suo simbolo principale è il crocicchio in cui convergono tutti i percorsi, il passato dove un individuo è stato, il presente dove si trova e il futuro dove è diretto.

DIALETTU


‘U sonu r’u dialettu è di famigghia,
è comu quando parri cull’amicu,
e ampena ‘u senti, aundi pigghia pigghia,
a menti torna ‘u megghiu tempu anticu”.
Qello  del dialetto è un suono familiare:
è come chiacchierare con gli amici,
e, quando lo senti, dovunque ti trovi
Ti ritorna in mente il buon tempo antico
(Francesco Chirico)