Si è abituati a pensare alle streghe come un
prodotto dei secoli più bui del Medioevo ma in realtà esse sono sempre esistite
sin dalla notte dei tempi. La
Chiesa da sempre condanna la magia e la stregoneria. Nel
secolo XIII nel Canon Episcopi vennero raccolte varie disposizioni di
malefici e magie risalenti fino al X secolo e venne dichiarato che i vescovi,
una volta scovato i seguaci dell'arte dei sortilegi, avrebbero dovuto
allontanarli dalla parrocchia. La
costituzione Super illius specula di Giovanni XXII (1326-1327) prevedeva
sia la scomunica che la confisca dei beni in prima istanza e, solo in caso di
recidività, la morte dopo il patimento di pene corporali. La caccia ufficiale
alle streghe, sistematica e senza pietà, iniziò in pieno Rinascimento, nel
1484, con la bolla Summis desiderantes di papa Innocenzo VIII, che a
completamento dell'azione contro la stregoneria, inviò due suoi inquisitori,
Jakob Sprànger e Heinrich Institor, in Germania, ove a Strasburgo pubblicarono
nel 1486 il famoso Malleus maleficarum, il testo ufficiale della Chiesa
sulla stregoneria. Fu il primo trattato, ma non il solo, ad analizzare e descrivere
minuziosamente e diffusamente il mondo quotidiano e il vissuto delle streghe,
raccogliendo voci, tradizioni popolari e confessioni ottenute sotto tortura. Il libro era diviso in tre parti: nella prima
si definì la stregoneria, si dimostrò la sua esistenza e la sua funesta azione;
nella seconda vennero analizzate in dettaglio le varie forme di stregoneria e i
modi attraverso i quali potevano essere combattute, in particolare con
esorcismi; nella terza parte, infine, si parlava delle azioni giudiziarie
contro la stregoneria, ovvero gli arresti e i processi con gli
interrogatori, le torture, le sentenze e i roghi. Nacquero in questo periodo moltissimi testi,
anche grazie alla diffusione più veloce per merito della stampa, riguardanti il
tema della stregoneria: la caccia alle streghe necessitava, infatti, di una
conoscenza approfondita del mondo del maleficio, del sistema di organizzazione
delle sette, dei metodi atti a individuare le streghe e di condurre gli
interrogatori, avendo sotto gli occhi tutta la serie di malefici che le donne
diaboliche erano in grado di compiere con l'aiuto di Satana. È solo alla fine
del Quattrocento che viene istituito un tribunale speciale per le streghe e
vengono nominati inquisitori con pieni poteri. Ma dall'inizio della Riforma al
termine del periodo controriformistico, con un'appendice che in Europa giunse
fino al decennio 1672- 1682 e si prolungò in America fino al 1692, cattolici e
protestanti vivevano in un momento in cui le tensioni si trasformavano in
intolleranze, in un cui furono equamente scoperte streghe. L'Inquisizione aveva
un vero e proprio iter procedurale: prima di tutto l'inquisitore doveva recarsi
sul luogo o dove la sua commissione l'aveva mandato per controllare la
situazione, o dove un testimone, che rimaneva anonimo per il bene della propria
famiglia, affermava di aver visto fatti strani e strani fenomeni il tutto in un
clima di grande esaltazione religiosa, acuito da guerre estenuanti e da crisi
economiche e sociali. La follia della caccia alle streghe entrerà nella sua
fase acuta solo in questo periodo. A farne le spese furono soprattutto donne:
vecchie o giovani, vedove o nubili o maritate ma anche uomini e bambini
innocenti non furono risparmiati dalla furia cieca del boia. A questo punto si
faceva un discorso pubblico, in cui si raccomandava, a chi avesse partecipato a
qualche congrega di eretici o di streghe, di farsi avanti in modo
spontaneo. Se lo avesse fatto sarebbe stato perdonato ma avrebbe dovuto fare
penitenza, di solito un pellegrinaggio penitenziale. Una volta rilasciati i
peccatori "volontari", si arrestavano coloro su cui si avevano dei
sospetti. L'accusato doveva poi presenziare, senza avvocati difensori, davanti
a una sorta di tribunale, composto da un diocesano ordinario e dall'inquisitore,
con aggiunta un corpo di uomini dotti. Bastavano solo due confessioni per
accusare un uomo. I giudici potevano
usare qualsiasi mezzo a loro discrezione per estorcere tali confessioni, tra i
quali veniva scelto preferibilmente il carcere preventivo, dove l'imputato
veniva incatenato, lasciato senza cibo e sorvegliato continuamente. Se
l'imputato non testimoniava o a suo carico non vi erano prove sufficienti,
l'inquisitore dubbioso poteva autorizzare la tortura. Verso la fine del secolo
XVII e inizio del XVIII i processi cominciarono a diminuire fino a esaurirsi. Le
grandi cacce cessarono perché le società europee decisero che simili
avvenimenti non si sarebbero dovuti ripetere: avendo sperimentato i disastri
sociali prodotti dal panico di massa, avevano capito che in questi processi
erano state coinvolte tante persone innocenti. Si perse allora la fiducia nella
caccia alle streghe e nei processi conseguenti.
Le condizioni economiche e sociali migliorarono e, di conseguenza,
vennero meno quelle situazioni idonee ad alimentare uno stato di superstizione.
Nonostante ciò, le credenze popolari continuavano a esistere e non si hanno
prove che queste siano state abbandonate in un secolo pieno di scetticismo come
il XVIII. Le varie riforme del funzionamento dei sistemi giuridici europei
furono un'altra causa della diminuzione dei processi per stregoneria. Si
richiedevano prove più solide: senza la prova tangibile dell'intenzione magica
e gli effettivi strumenti della magia il fatto non poteva essere preso in
considerazione. Un'altra causa poteva sicuramente essere di natura finanziaria.
Il costo della custodia preventiva dei
carcerati era molto elevato e se le streghe non erano in grado di pagarlo, era
il villaggio o la città a dover far fronte all'esborso. Sicuramente le persone
in grado di mettere termine alla caccia alle streghe erano i magistrati e gli
inquisitori e dove loro non agivano potevano intervenire le autorità politiche.
Più avanti s'iniziò a essere riluttanti anche verso la tortura e, pian piano,
nei singoli stati europei, si cominciò ad abolirla. La Riforma contribuì da un
lato a intensificare la caccia alle streghe ma dall'altro a gettare le basi per
il suo declino, proponendo un vero e proprio mutamento religioso.
Papa
Giovanni Paolo II ha chiesto pubblicamente scusa per gli atti di sangue
commessi dalla Chiesa nei secoli passati: dalle Crociate alle cosiddette Sante
Inquisizioni.