lunedì 21 gennaio 2013

Unicorno


L’unicorno, conosciuto anche come liocorno, è tra le creature magiche una delle più belle e più misteriose.
Le sue zone di origine sono i boschi incantati, ricchi di sorgenti e cascate e di alberi millenari. Pare che la sua leggenda nasca dal ritrovamento dei lunghi corni a spirale dei Navari (mammiferi marini con solo due denti, uno dei quali, nei maschi, è lungo fino a due metri!) morti portati a riva dalle onde.
In generale, in tutte le tradizioni viene riconosciuto come un essere soprannaturale e di buon augurio. Tra le caratteristiche più note ci sono: la velocità, la sua natura selvaggia e la purezza.
Generalmente è ritratto come un enorme cavallo bianco, dotato di un unico corno sulla fronte. A questo corno viene attribuita la capacità di sconfiggere qualsiasi tipo di veleno, motivo per il quale questo animale veniva spesso cacciato dall’uomo.
Su un piano più profondo il corno è simbolo di sovranità, forza, fecondità, definito anche come “spada di Dio”. È, inoltre, un simbolo bipolare, unificatore, cioè, dell’aspetto maschile e femminile: visto dritto, infatti, il corno rappresenta il fallo maschile, ma capovolto, essendo concavo, rappresenta il calice, quindi l’utero femminile.
Il mito dell’unicorno risiede nel fascino della sua purezza incorrotta.
Tuttavia anch’esso ha un punto debole, una fragilità: nel Medioevo il motivo dell’unicorno si arricchisce del simbolo della vergine, come unica esca per la sua cattura; ella sola lo poteva avvicinare e di lei spesso si servirono gli avidi cacciatori.
Nel contesto dell’amor cortese la coppia vergine-liocorno viene a rappresentare il violento conflitto interiore tra due valori: la salvaguardia della verginità come massima purezza, da un lato, e la fecondità - corno come simbolo fallico - dall’altra. Il liocorno fu spesso indicato, in tale contesto, quale simbolo della sublimazione dell’amore, della rinuncia all’amore per salvarlo da un deperimento ineluttabile.
Nella simbologia cristiana l’associazione con la Vergine, fa sì che l’unicorno venga assimilato al Cristo, come appare in numerosi testi gnostici, dove diventa il simbolo della fecondazione attraverso lo Spirito Santo. Ma proprio come simbolo del Cristo l’unicorno incarna una profonda trasformazione che l’amore per l’umanità tutta ha operato in Dio stesso. Se da un lato l’unicorno rappresenta l’avvicinarsi del divino all’umano per opera dell’amore, dall’altro sembra essere esortazione al movimento contrario, là dove all’uomo è chiesto di alimentarne l’esistenza attraverso l’amore, perché la proprietà salvatrice dell’unicorno può agire solo se l’uomo lo desidera veramente: egli muore d’amore perché viva l’amore.
Secondo alcune credenze, pare che l’unicorno non sia molto prolifico e ha un puledro ogni cento anni. Si dice anche che un unicorno nasce quando viene al mondo una persona veramente speciale, ma dato che questi individui sono un evento raro, ecco perché gli unicorni sono molto pochi!

"E’ questo l’animale favoloso,
che non esiste. Non veduto mai,
né amaron le movenze, il collo, il passo:
fino la luce dello sguardo calmo.
Pure "non era". Ma perché lo amarono,
divenne. Intatto. Gli lasciavan sempre
più spazio. E in quello spazio chiaro, etereo:
serbato a lui - levò, leggiero, il capo.
Neppure fu. Non lo nutrir d’avena.
Ma del suo "poter essere", soltanto.
E questo infuse in lui tale vigore,
che dalla fronte, il niveo corno spinse.
Candido venne a una fanciulla incontro.
E fu - per lei - nel suo specchio d’argento."
R. M. Rilke

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