martedì 24 aprile 2018

Le pietre "vive" Ambra



Gli esperti le chiamano pietre organiche perché hanno origine animale o vegetale. Come la perla, che nasce dall’ostrica, o l’ambra, che è una resina fossile di piante antichissime.




Ambra
Non è una pietra dura, ma può essere altrettanto preziosa. L’ambra è una resina fossile di alberi vissuti 30-40 milioni di anni fa e oggi estinti. Se è molto limpida, cioè di color giallo miele trasparente, e se ha imprigionato al suo interno piccoli frammenti di piante o di insetti, è di grande valore.





Occhio alle imitazioni
L’ambra vera non è facile da trovare. Mentre le imitazioni sono molto comuni. Come riconoscerle? Immergete la pietra in acqua e sale: se è autentica galleggia. Ma attenzione, se il falso è ben fatto questo trucco non basta e per smascherare l’imbroglio bisogna ricorrere a un’analisi di laboratorio.
Un pezzo di ambra da montare su un anello o su un ciondolo (cioè grande circa due o tre centimetri) può costare dalle 200 € se è di qualità media, ma arriva a 800 € se contiene dei fossili (insetti o piante).



Calendario Azteco scolpito nell'ambra





Inserto Donna Moderna di Rossana Cavaglieri e Anna Scarano
(Scritto con la consulenza di Luigi Galvani, gemmologo dell’Istituto gemmologico italiano, Paola Settepassi, titolare della gioielleria Faraone di Milano e Margherita Superchi del Cisgem).


venerdì 20 aprile 2018

Grano saraceno


Descrizione: Il grano saraceno (Fagopyrum esculentum) è una specie di pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Poligonacee. È una pianta erbacea, annuale, che raggiunge un’altezza che varia dai 60 ai 120 centimetri. Per le sue caratteristiche nutrizionali e l’impiego alimentare, questo vegetale è stato sempre collocato commercialmente tra i cereali, pur non appartenendo alla famiglia delle Graminacee. In Italia viene coltivato soprattutto in Valtellina.


Proprietà: Il grano saraceno ha numerose qualità nutritive, è ricco di potassio e magnesio. È ottimo per il benessere del sistema cardiovascolare, infatti un’alimentazione ricca di grano saraceno è collegata a un ridotto rischio di sviluppare colesterolo cattivo e pressione alta.
È una buona fonte di magnesio. Questo minerale rilassa i vasi sanguigni, migliorando il flusso del sangue e quindi l’apporto dei nutrienti ai tessuti, riducendo la pressione sanguigna andando a incentivare il benessere  del sistema cardiovascolare. È ricco di aminoacidi, molto importanti, come la lisina e il tripofano. Contiene anche Sali minerali come il ferro, lo zinco e il selenio.


Consigli d’uso: Il grano saraceno è privo di glutine così come anche la sua farina con cui si realizzano pani, focacce e pasta fresca (famosi i pizzoccheri e le manfrigole della Valtellina) e per la preparazione di dolci o biscotti.
Questo grano si consuma cotto in acqua salata per 15 minuti dopo averlo sciacquato sotto l’acqua, come il riso, sia freddo in insalata oppure caldo come complemento per ottime zuppe. Si può cuocere, sempre con la stessa tempistica, anche come un risotto. La sua consistenza in bocca è simile a quella dell’orzo.



Madre natura non ci fa mancare proprio niente per la nostra salute e il nostro benessere fisico, basta semplicemente imparare a conoscerla e scoprirla.

giovedì 19 aprile 2018

Impacco per rinforzare i capelli


Ingredienti: due cucchiai di olio d’oliva extra vergine, un cucchiaio di miele d’acacia, un uovo fresco. I risultati che si possono ottenere utilizzando ingredienti così semplici sono incredibili. Battete separatamente il bianco e il rosso dell’uovo, facendo un normale zabaione; poi aggiungete il miele e l’olio d’oliva. Cercate di ottenere un emulsione abbastanza consistente e spalmatela sui capelli, massaggiando con i polpastrelli per farla arrivare fino al cuoio capelluto.  Mettete una cuffietta da doccia e tenete l’impacco per almeno mezz’ora. Sciacquate con cura, mettendo nell’acqua dell’ultimo lavaggio un cucchiaio di aceto di mele.


Magari provate anche solo per curiosità ;)

mercoledì 18 aprile 2018

Davide


Nell’Antico Testamento i libri di Samuele e il primo libro delle Cronache narrano la storia di Davide, il secondo re di Israele.


Nato per regnare

Davide governò dal 1005 ca. al 970 AC o forse dal 1055 ca. al 1015 AC, le fonti sono discordi.
Presentato come un re benevolo, è descritto anche come un guerriero temerario e un abile musicista e poeta.
Il più piccolo degli otto figli di Iesse, il giovane Davide suonava l’arpa alla corte del re Saul e si guadagnò la fama di uomo coraggioso dopo aver sconfitto Golia, il gigante filisteo. Il fatto scatenò la gelosia di Saul ma Davide vinse la sua ostilità sposando una delle sue figlie. Quando Saul e il figlio Jonathan rimasero uccisi in battaglia, Davide fu coronato re di Israele, unto dal Signore.
Rispettato come re, Davide infangò la sua reputazione a causa del suo rapporto adultero con Bathsheba e del suo ruolo nella morte del marito di lei, Uriah. Davide “morì molto vecchio, sazio di anni, di ricchezza e di gloria. Al suo posto divenne re il figlio Salomone” (Primo libro delle Cronache 29,28).

La città di Davide

Davide fondò Gerusalemme su uno stretto crinale a sud dell’attuale Città Vecchia. Gli scavi nella Città di Davide iniziarono a metà del XIX secolo; da allora i ricercatori di diverse nazionalità hanno studiato a fondo il sito e esaminato i reperti.
È ormai accertato che Davide non scrisse gran parte dei Salmi; tuttavia si pensa abbia contribuito notevolmente alla nascita della poesia religiosa ebraica.

Michelangelo, Caravaggio e Rembrandt lo rappresentarono nelle loro sculture e nelle loro pitture.

Il David di Michelangelo (scolpito tra il 1501 e il 1504), un capolavoro rinascimentale in marmo di Carrara, è conservato nella Galleria dell'Accademia di Firenze.

Scritto da Andromeda
Fonte: A-Z del Mondo Antico imp

martedì 17 aprile 2018

Mantide religiosa


Dal greco mantis, “indovino”
L’energia femminile



Posta tra le divinità africane, la mantide religiosa, secondo una leggenda in voga tra i Boscimani e gli Ottentotti, ha creato la luna con una vecchia scarpa. Essa procede dunque dalla polarità yin femminile grazie alla sua associazione con la luna.
J. Mathieu-Rosay spiega che il suo nome è stato dato “dai naturalisti a questo insetto in virtù del modo in cui si regge sulle zampe di dietro mentre unisce quelle davanti come una profetessa in estasi o una religiosa in preghiera.”
Divorando il maschio dopo l’accoppiamento, la mantide religiosa è simbolo, sul piano psicologico, dell’amore castrante e cannibale, ricordo dell’organizzazione pulsionare orale.

giovedì 12 aprile 2018

Infuso contro i danni del pianto


Infuso contro i danni del pianto



Vi capita spesso di piangere? A parte l’entità dei problemi personali, alcuni hanno il pianto facile e magari spargono lacrime anche per le immaginarie vicende dei personaggi che animano le interminabili novelle televisive. Ebbene, è provato che il pianto nuoce agli occhi perché le ghiandole lacrimali si rilasciano, le palpebre si indeboliscono e danno una sgradevole espressione emaciata. Per questo inconveniente è consigliato un infuso di foglie di borragine, pianta molto comune e facile da riconoscere: ponete sugli occhi delle garze inzuppate nell’infuso che avrete ottenuto facendo bollire per pochi minuti un cucchiaino di foglie essiccate o una manciata di pianta fresca. Fino a pochi anni fa si aveva l’abitudine di coltivare la borragine in vaso perché il trattamento era molto comune: forse le donne piangevano più spesso. Ora hanno imparato a urlare, con risultati molto più consistenti.



Decotto per i capelli grigi


Decotto per i capelli grigi



Ingredienti: un cucchiaino di the, un cucchiaino di salvia essiccata, un cucchiaino di rhum, un litro di acqua. Usate acqua senza calcare, fate bollire il the e la salvia a fuoco lento per un paio d’ore. Quando il miscuglio si sarà raffreddato, filtrate e aggiungete il rhum. Passatelo sui capelli 4 o 5 volte a settimana.

domenica 8 aprile 2018

Mentha piperita - Proprietà, benefici e utilizzo per salute e bellezza


Menta piperita

Proprietà: Antisettica, antifermentativa, antispasmodica, anestetica, analgesica, calmante, aromatica, dissetante e rinfrescante, emmenagoga, tonica del sistema nervoso, stimolante, stomachica, digestiva, carminativa.


Usi consigliati:
Salute  aerofagia; alitosi; ansia, stress e stati emotivi; asma; bronchiti; cefalee ed emicranie; dolori muscolari; indigestione; influenza; insonnia; metruazioni irregolari; nausea; nevralgie; palpitazioni; punture d’insetti; raffreddori; sinusite; tosse; tremiti; vertigini.
Bellezza bagni rinfrescanti; capelli grassi; colluttorio per rinfrescare l’alito; dentifricio; mani screpolate; maschere per ridonare freschezza alla pelle del viso e migliorarne il colorito; suffumigi facciali ad azione calmante e per una pulizia delicata.
Cucina bevande; gelati; insalate; panini; piatti di carne; sciroppo; tè.

Descrizione

La menta piperita appartiene alla famiglia delle Labiate; è una pianta rizomatosa che sviluppa dapprima un fusto strisciante che emette radici ai nodi e successivamente diviene eretto a sezione quadrata. Le foglie lanceolate, quasi prive di peli sono di colore verde piuttosto scuro; i fiori presentano sfumature rosa-violaceo. Tutte le specie di menta, quelle selvatiche e quelle coltivate, emenano un profumo caratteristico, penetrante, dovuto principalmente alla presenza nelle foglie di un olio essenziale contenente mentolo. La menta piperita è probabilmente la specie dal profumo più intenso e gradevole, dalla quale si ricava l’essenza di migliore qualità.

Principi attivi

Il principio attivo più caratteristico è costituito da un olio volatile a base di mentolo; nelle sue foglie inoltre sono contenuti: carvone, tannino, acidi acetico e valerianico e cineolo.

Coltivazione

La menta si coltiva in terreno fresco, sciolto, profondo e ben drenato, alcalino e quindi preferibilmente calcareo. L’esposizione migliore è a mezz’ombra e le innaffiature devono essere regolari e abbondanti, evitando ogni ristagno di acqua. Prima della coltivazione, fertilizzare il suolo con letame ben decomposto. La riproduzione si fa per semina o per divisori dei cespi. Si semina in primavera, in terrine, quindi si trapiantano le piantine a 30 cm di distanza l’una dall’altra. Questa pianta può essere colpita dalla ruggine, in tal caso si devono estirpare le piante malate. La menta è coltivabile anche in vasi o cassette sul balcone.

Raccolta e Conservazione

Si raccolgono le foglie poco prima della fioritura e si conservano essiccandole all’ombra, oppure si possono riporre in sacchetti di carta scura, o congelarle. Infine, un altro metodo per conservarle, è quello di metterle in infusione in olio o aceto in vasetti di vetro scuro.


Dove si acquista

La menta essiccata si può acquistare in erboristeria, la menta fresca presso alcuni fruttivendoli.
Preparazioni

Decotto: porre in un recipiente smaltato 4 cucchiaini di erba essiccata in 1 litro di acqua fredda; incoperchiare e portare lentamente a bollire. Abbassare la fiamma e fare consumare fino a ottenere ¼ del quantitativo originario, lasciare macerare con il coperchio per 3 minuti, quindi filtrare.
Infuso: porre in una tazzina di acqua bollente un pizzico di foglie secche; dopo 5 minuti filtrare e dolcificare con miele.
Tintura: porre 20 g di foglie a macerare per 8 giorni in 100 ml di alcool a 70°.
Olio essenziale: si trova in vendita nelle erboristerie già pronto per luso.
Sciroppo semplice: scaldare 570 ml di acqua con 90 ml di miele e mescolare fino a ebollizione. Togliere dal fuoco, lasciare raffreddare e utilizzare come indicato di seguito.
Sciroppo: porre una manciata di foglie fresche a macerare per 8-10 giorni in u1 litro di alcool a 70°; unire quindi 500 g di sciroppo semplice.
Liquore: porre 30 g di foglie fresche a macerare per una settimana in 650 g di alcool a 70°, filtrare e aggiungere 350 g di sciroppo semplice.
Inalazioni: porre 5-10 gocce di olio essenziale in un catino con acqua bollente, inalare il vapore per 10 minuti, stando a 25 cm di distanza dall’acqua.
Gargarismi: porre 15 gocce di tintura in mezzo bicchiere di acqua e utilizzare dopo aver ben mescolato.


                                                         Salute

In caso di aerofagia, alitosi, bronchiti, indigestione, influenza, mestruazioni irregolari, nausea, raffreddore, sinusite e tosse, scegliete uno tra i seguenti rimedi: 2-3 tazze di infuso al giorno; 20-50 g di sciroppo nelle 24 ore; 3-4 cucchiai di liquore al dì; inalazioni, oppure versare sul fazzoletto o sul cuscino alcune gocce di olio essenziale; gargarismi (solo in caso di bronchiti, influenza, raffreddore, sinusite e tosse).
In caso di ansia, palpitazioni, stress e stati emotivi, tremiti, vertigini: inalazioni oppure massaggi rilassanti fatti utilizzando 1 goccia di olio essenziale mescolata con un cucchiaio di mandorle.
Asma: spalmare sul petto 1 goccia di olio essenziale mescolata con un cucchiaio di olio di mandorle dolci.
Cefalee, emicranie, nevralgie, punture di insetti: strofinare delicatamente per qualche minuto sulla fronte o sulle parti dolenti foglie fresche di menta.
Dolori muscolari: massaggiare la parte interessata utilizzando 1 goccia di olio essenziale mescolata con 1 cucchiaio di olio di mandorle.
Insonnia: mettere 1 goccia di olio essenziale sul cuscino oppure bere 1 tazza di infuso leggero prima di coricarsi alla sera.

Bellezza

Bagni rinfrescanti: versare da 5-10 gocce di olio essenziale di menta nell’acqua calda del bagno. Mescolare bene. Rilassarsi nel bagno per 10 minuti con porta e finestre chiuse in modo da sfruttare completamente i vapori aromatici.
Normalizzare i capelli grassi: porre in infusione 1 cucchiaio di menta in 850 ml di acqua bollente e lasciare raffreddare; filtrare e aggiungere 1 cucchiaio di aceto di mele (succo di limone per capelli chiari). Lavare i capelli con lo shampoo abituale; cospargerli con la lozione e massaggiare il cuoio capelluto. Ripetere l’operazione alcune volte.
Colluttorio rinfrescante l’alito: bollire 600 ml di acqua minerale naturale e mettervi in infusione 2 cucchiaini di foglie di menta e 1 cucchiaino di semi di anice per 20 minuti. Una volta raffreddato filtrare e usare per gargarismi.
Dentifricio casalingo: utilizzare 1 cucchiaio di bicarbonato di sodio, 1 di carbone di legna o di radice di fragola in polvere e 2 gocce di olio essenziale di menta piperita. Aggiungere acqua in quantità sufficiente a formare una pasta; mescolare il tutto e usare almeno due volte al giorno.
Per le mani screpolate: preparare un decotto di menta piperita ponendo in un recipiente smaltato 4 cucchiaini di erba essiccata e 1 litro di acqua fredda; incoperchiate e portate lentamente a ebollizione. Abbassate la fiammae far consumare fino a ottenere ¼ del quantitativo originario, lasciare intiepidire con il coperchio, quindi filtrare e immergervi le mani per 5-10 minuti circa.
Suffumigi facciali ad azione calmante: porre 2 manciate di menta fresca in una terrina, versarvi 1,5 l di acqua calda e mescolare. Tenere il viso ad una distanza di 30 cm coprendo il capo con un asciugamano; mantenere questa posizione per 10-15 minuti. Risciacquare con acqua tiepida. Controindicato in caso di fragilità capillare.


Fonte: De Agostini Mailing 

sabato 7 aprile 2018

Ricette per rinforzare e nutrire le unghie


Per rinforzare le unghie
La fragilità delle unghie dipende spesso da qualche carenza organica che il medico può curare prescrivendo opportuni integratori alimentari. Quando le unghie si rompono facilmente o tendono a sfaldarsi, bisogna innanzitutto evitare lo smalto che le soffoca e peggiora la situazione: un’antica ricetta che garantisce buoni risultati è quella di spennellare sulle unghie ogni sera olio d’0liva, oppure immergere i polpastrelli in una tazzina che lo contiene. S’infilano poi dei guanti di cotone che si tengono tutta la notte, per fare in modo che l’olio venga assorbito. Un’altra ricetta consiglia di applicare sulle unghie un unguento ottenuto con radice di altea cotta in pochissimo aceto.



Altre ricette per nutrire le unghie
Le ricette per nutrire le unghie sono molte…
Due volte al mese potete praticare un vero e proprio bagno nell’olio per le unghie. In cinque cucchiai di d’olio extra vergine versate due gocce di olio essenziale di limone, due di incenso, due di benzonio e due di mirra. Mettete la miscela in un vasetto dall’imboccatura larga e immergete le unghie per almeno cinque minuti. L’olio che resta sui polpastrelli frizionatelo poi sulle mani.
Un’altra antica ricetta consiglia l’uso dell’henné, la polvere ottenuta dalle foglie della pianta di henna che cresce in Africa e soprattutto in India. L’henné contiene cheratina, che è un componente fondamentale sia dei capelli che delle unghie: si fa quindi un impasto denso con un po’ di polvere di henné e si spalma sulle unghie, cercando di farle asciugare al sole. Le unghie si rinforzeranno e prenderanno anche un piacevole tono ambrato.




Le mie ultime creazioni

Bracciali con perle vintage (perle di Majorca anni '70), pietre dure, cristalli, argento 925, perle acqua dolce, perline, pasta di corallo e resina.
















Maschera viso al carciofo


Maschera al carciofo per pelli rilassate

Pulite un carciofo, togliete il gambo e le foglie dure, poi frullatelo. Aggiungete alla pappetta qualche goccia di limone e un cucchiaio di yogurt. Stendete come al solito su viso e collo per una ventina di minuti. Stimola la circolazione, ravviva il colorito, favorisce il ricambio delle cellule.

venerdì 6 aprile 2018

Mummificazione

Mummificazione

La dottrina funeraria egiziana riteneva la preservazione del corpo del defunto un fattore imprescindibile, dal quale dipendeva interamente la sopravvivenza dello spirito nell’aldilà. Per tale ragione la civiltà egiziana divenne maestra nella tecnica dell’imbalsamazione dei corpi, pratica che favorì, peraltro, una più approfondita conoscenza dell’anatomia e della fisiologia umana e dunque un notevole progresso della scienza medica.



 Il processo dell’imbalsamazione (ebbe inizio intorno al 2600 AC e continuò per circa 3000 anni) aveva varie forme di esecuzione basate sulla spesa che una famiglia era disposta a sostenere. Nella sua forma più completa, esso durava circa 70 giorni e si strutturava in almeno tre fasi successive: l’eviscerazione, la disidratazione e il bendaggio, scrupolosamente scandite dalla recitazione di rituali e formule funerarie. Il corpo veniva prelevato dagli imbalsamatori tre o quattro giorni dopo il decesso, eliminavano subito le parti che si deterioravano più rapidamente. Rimuovevano il cervello attraverso le narici (il cuore veniva lasciato al suo posto)quindi si procedeva all’estrazione delle viscere attraverso un’incisione praticata su un fianco, tra l’ombelico e l’inguine, grazie alla quale si potevano raggiungere e asportare cuore, polmoni, intestini e fegato, che venivano cosparsi di una gomma resinosa calda e collocati nei vasi canopi, protetti dai quattro figli di Horo. Il corpo veniva successivamente deposto per 40 giorni in un bagno di pani granulari di natron (una miscela di carbonato e bicarbonato di sodio) che disidratava completamente il corpo. Dopo aver ripetutamente cosparso di olii e essenze profumate la pelle del defunto, si procedeva infine al bendaggio (l’intero corpo veniva avvolto in 20 o più strati di bende e teli) che occupava un periodo di circa quindici giorni. Una volta completato il procedimento dell’imbalsamazione, il defunto era pronto per i funerali. Prima della sepoltura si svolgeva una cerimonia estremamente importante, chiamata “rituale dell’apertura della bocca” che avveniva solitamente in un luogo chiamato “il castello dell’oro”.
Se i coperchi erano affidati ai figli di Horus, i vasi veri e propri erano invece custoditi da 4 dee: Iside, Nefti, Neith e Serqet.


Duamutef e Neith proteggono lo stomaco.
Hapi conserva i polmoni insieme a Nefti.
 Imseti è in coppia con Iside a guardia del fegato.
Qebehsenuf e Serqet sono i custodi degli intestini.
Un’iscrizione sulla pancia di ciascun vaso riporta l’invocazione della dea preposta a ciascun vaso, affinché Osiride protegga gli organi che vi sono conservati. 

Anubi: il primo imbalsamatore
“Inventore” della mummificazione, che praticò per la prima volta su Osiride, Anubi era il protettore dei morti e delle necropoli. Guardiano delle porte dell’aldilà, accoglieva i defunti e li accompagnava nel mondo sotterraneo.



Anubi sarebbe nato da una relazione illegittima tra Osiride e la sorella Nefti (secondo altre versioni, sarebbe il figlio di Ra o della vacca celeste Hathor, o il fratello stesso di Osiride) e sarebbe stato allevato e allattato da Iside.
Fedele guardiano, Anubi accompagnò e protesse Iside durante la ricerca per ritrovare il cadavere di Osiride assassinato sa Seth, suo fratello. Con l’aiuto della dea, inventò la mummificazione per ricostruire il corpo smembrato di Osiride e procedette alla purificazione per salvarlo dalla decomposizione. Secondo il mito, Anubi si sacrificò avviluppando il divino defunto nella propria pelle per dargli la sua energia e rendergli la vita.







Un dio temuto
Per la sua funzione di accogliere i defunti all’ingresso del mondo sotterraneo, Anubi è certamente il dio più importante della mitologia egizia, poiché senza di lui non si poteva accedere all’aldilà. Furono dedicati a questo dio numerosi santuari, il più noto è quello della città che i greci avevano chiamato Cinopoli, la “città dei cani”, nel Medio Egitto.


Scritto da Andromeda
Fonti: 
Egitto Storia e Mistero DeAgostini Mailing
Antico Egitto Arte e archeologia della terra dei faraoni (Giorgio Agnese - Maurizio Re)
A - Z del Mondo Antico imp
Egitto Scoprire le Civiltà (La bibblioteca di Repubblica - L'Espresso) Electa

giovedì 5 aprile 2018

L'Invenzione della scrittura

L’invenzione della scrittura

La scrittura, una delle più grandi invenzioni dell’umanità, nacque dalla semplice esigenza di tenere i conti. Grazie alla sua rapida evoluzione si poterono scrivere la storia e la letteratura.
La prima scrittura cuneiforme dei Sumeri aveva circa 550 caratteri diversi (segni).
I primi pittogrammi, come quelli egizi (immagine), erano figure stilizzate di oggetti o cose animate.
Geroglifico, la scrittura ideografica degli antichi Egizi, significa “scrittura divina”.
Nelle antiche civiltà, la capacità di scrivere conferiva agli scriba privilegi e potere.
Lingua dei segni

La storia della scrittura ebbe inizio, per quanto si sa, nella Bassa Mesopotamia (attuale Iraq). I Sumeri ricavarono i primi stiletti dalle canne e incidevano i segni su tavolette d’argilla. L’estremità appuntita dello stiletto imprimeva segni a forma di cuneo: da qui il nome “cuneiforme”, dal latino cuneus.
Il passaggio alla scrittura vera e propria, e non solo come calcolo, ma come mezzo per fissare la lingua parlata, richiese molto tempo. La scrittura divenne uno strumento di comunicazione e, soprattutto quella cuneiforme, si adattò a lingue diverse da quella sumera.
Le prime scritture sono elaborate ed affascinanti. I geroglifici egizi sono l’esempio di una lettura molto ricca.



Il pittogramma, usato nella scrittura cinese, fu il primo passo di tutte le forme di scrittura.
Nel 3000 AC I primi scritti sumerici erano incisi su tavolette d’argilla (foto in basso).



Nello stesso tempo, gli antichi Egizi svilupparono geroglifici combinando pittogrammi e fotogrammi (per i suoni).
Nel 2000 AC I Cinesi inventarono la loro scrittura che, a differenza di altre, è rimasta invariata.
Nel 1200 AC I Fenici introdussero il primo alfabeto fonetico. In Egitto, il famoso Libro dei morti fu scritto in geroglifico.

Registri Antichi
I primi scritti erano legati alla contabilità. Le tavolette venivano essiccate al sole o cotte e conservate.
I Sumeri svilupparono anche una forma di servizio postale, con “buste” d’argilla.


Uno scriba egizio, seduto a gambe incrociate, scrive con un pennello su un rotolo di papiro.


Un oracolo inciso su osso, antico esempio di scrittura cinese.
Scritto da Andromeda
Fonte: A-Z del Mondo Antico imp